Se Venezia è una città magica, la Biennale Arte non è da meno: passeggiando per calli e campielli ci si può imbattere nel “Tanzania Pavilion”, ospitato in alcune graziose salette al piano terra della Fabbrica del Vedere (curioso museo che presenta un interessante percorso espositivo sull’immagine e la visione) e dedicato all’esposizione di opere provenienti dal piccolo stato africano.
E Poggio Renatico che cosa c’entra? A realizzare il padiglione è stato Enrico Bittoto, esperto di arte moderna, avanguardie storiche, sociologo e segretario della Fondazione Carlo Fornasini, importante istituzione del comune ferrarese. Bittoto da anni cura i rapporti con gli artisti della Tanziana e, per questa sessantesima edizione della Biennale veneziana, ha dato spazio a opere di varia tipologia: dai quadri alle xilografie, dalle installazioni site-specific a originali maschere-aeroplani. L’esposizione si intitola “A Flight in Reverse Mirrors”: in quattro stanze immaginarie vengono rappresentate altrettante epoche della storia della Tanzania, si va dalla fine dell’Ottocento al primo ventennio del 2000 fino a spingersi verso un futuro, che è anche presente decontestualizzato.
Nell’ultimo spazio viene rappresentato uno spirito invisibile, simboleggiato da una falena, che vola attraverso tutti gli altri ambienti della mostra. Si tratta di un percorso metaforico, che intende esplorare i temi del viaggio, della migrazione, del nomadismo e delle trasformazioni imposte dai cambiamenti ambientali. Per dare l’idea del movimento, l’artista Naby ha realizzato delle originali maschere volanti.
Ma torniamo a Poggio Renatico, dove la Fondazione Fornasini (da sempre impegnata in vari progetti per il territorio) negli ultimi anni ha collaborato con l’amministrazione comunale per il recupero della torre Fornasini Lambertini del 1200. Ma l'intervento più rilevante è stato il restauro di un gioiello architettonico locale: il castello Lambertini, che era stato danneggiato dal sisma del 2012. Una catastrofe è diventata occasione di rinascita e rilancio, infatti non solo la struttura è stata ricostruita (sostituendo la torre centrale crollata con una struttura in acciaio corten), ma anche ampliata, valorizzando i locali seminterrati, che sono stati riportati alla luce con un restauro rispettoso e intelligente. Così Poggio Renatico è ritornato in possesso del suo simbolo più antico, ma ha guadagnato anche nuovi spazi per le associazioni, gli ambulatori medici, la biblioteca, le aree espositive e il presidio della polizia municipale. Molto del lavoro è stato svolto con passione e dedizione da Gianni Rizzioli: prima da direttore tecnico del Comune e poi da pensionato, che ama il proprio paese. Tanti i progetti, che sono stati realizzati e vengono ancora messi in cantiere, tra questi il “Parco del Ricordo”: una vasta area verde con attrezzature sportive, un laghetto con avifauna autoctona, una fontana storica riposizionata, un’arena per gli spettacoli, la ricostruzione in rete zincata di un’altra torre crollata col sisma.
(Domenico Allocca)
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