All' ombra del Duomo romba il motore per il Ferrara Day, The Legend of american Cars, esposizione e parata di automobili che hanno fatto la storia delle quattro ruote a stelle e strisce.
Centinaia i curiosi che si assiepano intorno a queste meravigliose vetture d'epoca e contemporanee, che fanno sognare specialisti e semplici curiosi senza distinzione di sesso ed età in questa assolata domenica di maggio.
Ascoltate questa trasmissione di Radio Ferrara e poi ne riparliamo.
Nalla trasmissione si discute del racconto breve intitolato "Estasi glicemica: Momento cassatina", che ho scritto qualche tempo fa e riporto più in basso.
Ebbene: Radio Ferrara non esiste e nemmeno gli speaker, che parlano durante la trasmissione radiofonica. In realtà neppure la trasmissione è mai avvenuta e neanche le foto del video corrispondono ad alcun essere realmente esistente.
Tutto è generato dall'Intelligenza Artificiale!
Sbalorditivo...
Mentre riflettete su tutto ciò, godetevi un tradizionale e tranquillizzante racconto scritto da un essere umano: io, appunto.
Estasi glicemica: Momento cassatina
Ci sono degli attimi magici nella vita di una persona.
Quando metti in pausa tutto lo scorrere degli eventi, chiudi il mondo
nell’armadietto e ti dedichi anima e corpo a quello che sai ti farà
trascorrere un momento unico, un’estasi senza paragoni.
Per me si tratta di quello che chiamo il “Momento cassatina”, che
– come si può facilmente intendere- ha come protagonista
l’incredibile dolce siciliano, che talvolta può essere sostituito
da un altrettanto portentoso cannolo, anch’esso rigorosamente “made
in Sicily”. Non funziona con qualsiasi altro dolce (ho provato
inutilmente con pampapato, ricciolina, tenerina e – udite udite -
anche con l’insuperabile torta di tagliatelle), poiché lo
sconvolgimento glicemico e la tempesta calorica, che vengono generate
dai due suddetti portenti della pasticceria, non sono eguagliabili.
Ah, mi presento. Sono Petronio Ansaloni, impiegato di concetto.
Ma torniamo a noi.
Allora dicevamo.
Acquisto la suddetta bomba di gusto in un supermercato (di cui non
rivelo di più per non incorrere in sospetto di pubblicità occulta),
poiché ovviamente qui a Ferrara è difficile trovare una pasticceria
che la sforni.
Pasticci di maccheroni e cappellacci, quanti ne vuoi, ma la cassatina
è allotria, quindi bisogna ricorrere a un piccolo stratagemma e
accontentarsi del prodotto “congelato all’origine e decongelato
in punto vendita”.
Qualche purista potrà obiettare che non è la stessa cosa, che una
cassata siciliana confezionata dalle sapienti mani sicule ha un
sapore mooolto differente.
Ma la risposta è presto detta: piuttost che nient, l’è mej
piuttost.
Allora dicevamo.
Acquistata la confezione nel supermercato, ecco che la difficoltà
produce un raddoppio del piacere. Nella scatolina sono presenti ben
due cassatine, quindi la bomba è doppia, la deflagrazione è
potenziata e la base chimica del “Momento cassatina” viene
esaltata al punto giusto.
Di solito mi reco con il prezioso bottino tra le mani in un piacevole
parchetto, che sorge su via Caldirolo, dietro al cimitero di
Quacchio. Qui c’è un grazioso angolo di campagna che – come solo
a Ferrara e in poche altre città accade – è a ridosso delle
mura, quindi ti fa assaporare la gradevole sensazione dell’aria
estense, ma è abbastanza immerso nel verde e così entri in un’altra
dimensione. Sì, poiché è proprio di questo che si tratta. Alcuni
minuti di intenso piacere estatico, parlo di estasi incomparabile, in
cui affanni e dolori della vita umana rimangono lontani.
Allora dicevamo.
Già il percorso dal supermercato alla panchina del parco ha qualcosa
di mistico. L’anima si dischiude nell’attesa dell’imminente
incontro e leopardianamente comincia a pregustare il momento.
Il pacchettino, che contiene il prezioso carico, garantisce
l’imminente esplosione estatica. E qui la fantasia e il ricordo si
mescolano e ritornano in vita le rimembranze di altrettanti
voluttuosi incontri del passato.
Ed ecco che il sogno diventa realtà.
Arrivo alla panchina e mi seggo. Mi guardo intorno, cullato dal dolce
cinguettio degli uccellini, interrotto talvolta dal gracchiare di
qualche immancabile corvo.
In primavera la visione è arricchita da distese di filari di pesco
in fiore, accarezzati da timidi raggi solari.
Di solito, quindi, apro la confezioncina e comincio a estrarre e
gustare il piacevole contenuto, facendo attenzione a non farne cadere
neppure un pezzetto. Cerco di prendere in un solo morso la glassa, la
ricotta e il candito. I primi bocconi sono i migliori.
Le papille gustative impazziscono.
La glicemia schizza alle stelle.
Una vertigine mi avvolge e l’anima ringrazia il corpo per la
performance.
Penso alla bellezza dell’esistenza umana (Leopardi, strigat mo
ben), ai mille piaceri della vita: dal cibo all’amicizia, dalla
musica all’amore.
Apprezzo la pace della nostra bella pianura, laboriosa, civile e
tranquilla.
E così il naufragar m’è dolce in questo mare di verde, cielo
azzurro e fiori colorati.
Che cosa si può desiderare di più? Pochi attimi di felicità…
E veniamo ai giorni nostri. L’altra mattina mi accingevo a dare
vita al classico “Momento cassatina”. Avevo curato sapientemente
e rigorosamente ogni preparativo.
Arrivo sull’agognata panchina, ed ecco che sbuca da un angolino
Martino, il netturbino. Sta svuotando i cestini con il suo solito
furgoncino. E’ molto diligente nella sua occupazione, un cultore
del bel gesto e del lavoro pulito.
Mi guarda da lontano e mi saluta. E’ più gioviale del solito.
Si avvicina. Io intanto ho aperto la confezione.
Mi guarda con un lieve disappunto. Io mi blocco.
<<Mo ve’, non farà mica male tutto quel dolce lì. C’è
della glicemia da star male>>
Lo guardo, immobile.
<<Non sono mica fatti miei, intendiamoci. Ognuno è libero di
far quel che vuole>>
Continuo a fissarlo.
<<Il mio vicino di casa ha iniziato una cura per il diabete e
non ne viene mica fuori, ormai>>
A questo punto, invece, fisso le due cassatine, come un padre
amorevole. Voglio quasi convincerle della necessità del sommo
sacrificio.
<<Ne vuoi mica una? Per me sono troppe>>, lo sto dicendo
e non sono neppure sicuro che sia la mia bocca a parlare.
<<Se proprio insisti>>, risponde lesto Martino. Lascia il
sacchetto dell’immondizia e viene a sedersi sulla panchina al mio
fianco.
Mi meraviglio, poiché di solito è ben schivo e non accetta nulla.
Evidentemente stamattina non ha resistito.
Iniziamo a mangiare entrambi con lentezza.
I primi bocconi sono i migliori. Le papille gustative impazziscono.
La glicemia schizza alle stelle. Una vertigine ci avvolge e l’anima
ringrazia il corpo per la performance.
La cassatine sono terminate.
Ci guardiamo soddisfatti.
Penso che forse gustare in due il “momento cassatina” possa
aumentarne il piacere.
Le ore corrono veloci verso il conto alla rovescia di fine anno e sugli spalti del castello estense i fuochi d’artificio sono già predisposti per l’esplosione finale, che saluterà questo vecchio 2024 per introdurre l’anno che verrà. Schiere di caplit sono pronte a gettarsi nelle pignatte colme di brodo e nelle cucine ferraresi pigre salame da sugo attendono appese a un filo di troneggiare sulle tavole imbandite a festa.
Già da Natale le vie della città sono state illuminate da 130 chilometri di luminarie con viale Cavour, che brilla su tutti, con i suoi alberi tanto luminosi da fare invidia al miglior parco dei divertimenti Disney. Ma anche Ferrara ha il suo Winter Park: al parco Coletta grandi e piccini sono allietati da varie attrazioni e principalmente dalla pista di pattinaggio sul ghiaccio. La ruota panoramica, invece, gira davanti al centro commerciale in via Bologna.
Ieri sera, il coro “Il nostro canto libero” ha animato la cena alla mensa dell’Associazione Viale K, chiudendo un dicembre denso di appuntamenti: infatti si era già esibito con la Filarmonica “Giuseppe Verdi” di Cona (diretta dal maestro Roberto Manuzzi e dal vice Federico Cavalieri) al centro sociale “Quadrifoglio” di Pontelagoscuro (venerdì 13) e al “Palaferio” di Cocomaro di Cona (il 14), eseguendo sia brani classici della tradizione natalizia (da “Tu scendi dalle stelle” a “Carol of the Bells”) che colonne sonore (un medley di John Williams: da “Star Wars” a “Indiana Jones” e “Harry Potter”), fino a cimentarsi nel celeberrimo “Brindisi” della “Traviata” di Verdi. E domenica 15 “Il nostro canto libero” ha allietato anche il pomeriggio al residence per anziani di via dei Tigli, confermando la sua vocazione a coniugare bel canto e solidarietà sotto la direzione del maestro Diego Buriani.
Ma è stato anche un Natale di concerti e meditazioni: don Massimo Manservigi ha organizzato due serate nella chiesa di Santo Stefano, alternando musica e riflessioni sul significato di questo particolare periodo dell’anno. Sabato 21 si è esibita l’Accademia corale “Vittore Veneziani”, diretta da Teresa Auletta e dal maestro collaboratore Francesco Bighi, proponendo una esecuzione di raffinata bellezza e spiritualità, imperniata sul testo latino “O magnum mysterium”, che narra il mistero della nascita di Cristo, esaltando la figura della Beata Vergine, che <<ha meritato di portare in grembo il Signore Gesù>>. Ne sono state eseguite nove versioni (composte da autori di varie epoche), tra cui quella di Paolo Rosini, presente in chiesa.
Il giorno successivo, la serata è stata animata dal “Diamond Ensemble” (formazione composta da strumenti a fiato e corda con la pregevole voce del soprano Mirella Golinelli) e dal coro “I Polifonici della Schola Cantorum”, diretti da Alberto Bianchi. E anche questo concerto ha raggiunto alte vette di virtuosismo senza tralasciare la componente emotiva e sentimentale con un suggestivo impatto sul pubblico, che ha dimostrato di apprezzare l’estro e la creatività dei protagonisti impegnati in musiche di Haendel, Bach e Scarlatti, eseguite in forma originale e preziosa.
Pure in queste feste Ferrara si conferma città della musica: difficile riportare tutti gli eventi, basti ancora ricordare la “Sinfonia a cielo aperto “ di domenica 15 con le bande musicali di Ferrara, Cona e Voghenza, che hanno sfilato per le vie del centro storico, partendo da tre diversi punti e incontrandosi sotto l’albero di Natale, posto davanti alla Cattedrale, nella quale è ancora possibile ammirare l’enorme tradizionale presepe.
Due ore per parlare di bellezza:
martedì scorso a Ferrara si è svolto l’incontro con Stefano
Zecchi, scrittore, filosofo, ex docente di Estetica e noto
opinionista.
La sala dell’Hotel Carlton
comincia a riempirsi già prima dell’arrivo del relatore per
l’iniziativa organizzata dall’ Associazione “Ferrara Cambia”,
che conta 150 aderenti. Ma questo pomeriggio sono presenti anche
altri cittadini e i posti a sedere si esauriscono prima dell’inizio
dell’incontro. Spetta ad Andrea Maggi, presidente
dell’associazione, introdurre il noto ospite. Entrando subito nel
cuore della questione, chiede a Zecchi di commentare l’adagio, che
recita: “Non è bello ciò che è bello, ma ciò che piace”. Per
il filosofo si tratta di un invito a nozze: con il suo eloquio
chiaro, pacato e convincente avvia lo sviluppo di un’ampia
riflessione su quello che è anche uno dei temi del suo ultimo
romanzo “Resurrezione”, edito da Mondadori. Per il professore la
bellezza è un concetto strettamente collegato al fare, al progettare
e realizzare. Zecchi ricorda la triade classica: bello, buono e vero,
specificando che il senso estetico va educato e sviluppato nel
confronto con modelli e opere di riferimento.
L’incontro procede con un
andamento lento ma incisivo: è lo stile del professore, le sue
argomentazioni si susseguono chiare e convincenti, stimolate anche
dai quesiti posti da Elisa Stefanati, giornalista e psicoterapeuta.
Zecchi - rivolgendosi ai giornalisti
presenti in sala (l’iniziativa, infatti, è anche accreditata
dall’Ordine di questa categoria e rientra nel programma di
aggiornamento) - fa riferimento al valore di una corretta
informazione e si sofferma a riflettere sul forte impatto dei social
e, più in generale, dei nuovi media.
La platea partecipa con interesse,
sottolinea i passaggi del ragionamento, che condivide maggiormente,
sorride all’ironia tagliente del relatore e decreta il successo
dell’incontro.
L’iniziativa si conclude con i
consigli di lettura del filosofo, che suggerisce il titolo dei testi,
che non dovrebbero mancare nella libreria di tutti: L’Iliade di
Omero, il Fedro di Platone, la Divina Commedia di Dante e il Don
Chisciotte di De Cervantes. Ma poi aggiunge anche un elenco di altri
autori fondamentali: Goethe, Dostoevskij, Proust, Kafka e Mann.
L’incontro è ormai terminato, ma
il pubblico si accalca intorno al tavolo dei relatori per il
“firma-copie” del professore, che generosamente si presta
all’amabil rito editoriale.
Le giovani note si diffondono nella sala e il pubblico risponde con
prolungati applausi. Ieri pomeriggio l’esibizione di Angelika
Strano e Anna Govoni a Palazzo Naselli Crispi ha raccolto ampi
consensi: il conservatorio Frescobaldi si conferma una fucina di
talenti, che possono già arricchire l’offerta culturale e musicale
di Ferrara.
La rassegna è
iniziata il 7 novembre e ha già proposto appuntamenti di vario
genere: dalla geek music (la musica di videogames e film
fantasy) alle danze e ritmi latini, dalla soirèe
francaise al romanticismo tedesco di Schumann e Brahms; infatti è
di questi ultimi due compositori che le giovani musiciste ieri hanno
eseguito alcuni brani. Angelika Strano al violino ha saputo coniugare
una solida preparazione accademica con un languido slancio romantico,
Anna Govoni al pianoforte ha mostrato di controllare lo strumento,
producendo brillanti note.
Il pubblico ha
sottolineato la bravura delle giovani promesse della musica ferrarese
con entusiastici e ripetuti applausi. Non resta che seguire gli
sviluppi del percorso musicale di Angelika e Anna, augurandoci che il
Frescobaldi continui a promuovere iniziative come questa e le tante
altre, che animano la scena musicale cittadina.
Il nuovo
appuntamento è per il giovedì prossimo con un concerto per flauto e
clarinetto in trio: Federica Bacchi, Claudio Conti e Maria Lucia
Andreotti.
<<Per i baby boomers è
l’autore di spot per “Carosello” e famose animazioni per la
trasmissione televisiva “Quark” di Piero Angela, ma per i miei
studenti si è trattato di un’affascinante scoperta, che mi ha
spinto a invitare Bruno Bozzetto per incontrarli on line venerdì 13
dicembre>>. A illustrare l’iniziativa è il docente Domenico
Allocca, responsabile del progetto “ASdC: A Scuola di Cinema”,
realizzato all’Istituto “Copernico-Carpeggiani” di Ferrara.
<<I nostri ragazzi – continua Allocca – sono immersi nelle
mode contemporanee, con consumi culturali talvolta superficiali. Con
piacere, invece, ho visto crescere l’interesse verso questo geniale
animatore, disegnatore e regista, che ha portato l’animazione a
livelli unici di bellezza estetica, umorismo intelligente e
profondità del messaggio. Sono nate così varie idee: non solo
l’incontro con il cartoonist di fama mondiale, ma anche un
approfondimento sulla sua figura e opera, che diventerà una
relazione multimediale, un sito internet, un documento da presentare
all’Esame di Stato e pure... una valutazione sul registro>>.
Bruno
Bozzetto è una gloria nazionale (come al solito, non celebrata
abbastanza): ha realizzato sette lungometraggi, di cui cinque di pura
animazione, uno in tecnica mista e l’altro con attori in carne e
ossa. Il suo personaggio più noto è il Signor Rossi, buffo omino,
che rappresenta l’italiano medio degli anni Sessanta ed è
protagonista di avventure divertenti e ironiche (talvolta
sarcastiche) nella società italiana del boom economico.
A lui si deve anche la risposta italiana al classico disneyano
“Fantasia”: in “Allegro non troppo” Bruno Bozzetto sperimenta
in modo sorprendente varie tecniche di animazione, invenzioni
grafiche, stili di disegno e soluzioni cromatiche sulle note di noti
brani di musica classica (dal “Bolero” di Ravel all’ “Uccello
di fuoco” di Stravinskij). Si tratta di un modo originale e
pirotecnico (lo stile Bozzetto, appunto) di affrontare importanti
tematiche: dall’ecologia al consumismo, dalla sessualità alla
politica. Non a caso il Walt Disney Family Museum di San Francisco
gli ha dedicato una mostra retrospettiva (“Animation, Maestro!”;
novembre 2013 – aprile 2014) e nel 1991 il cortometraggio
“Cavallette” è stato candidato al Premio Oscar, mentre “Mister
Tao” ha vinto l’Orso d’oro al Festival di Berlino nel 1990.
Il
vertice della capacità di esprimere concetti anche complessi con un
linguaggio accattivante e una linea grafica inconfondibile lo
raggiunge nella realizzazione di un centinaio di filmati di
divulgazione scientifica per la trasmissione Quark di Piero Angela;
ma nella sua lunga carriera le sperimentazioni grafiche e le
innovazioni tecniche sono state tante e difficilmente riassumibili.
Oggi Bruno Bozzetto è presidente dello Studio Bozzetto, che è
totalmente
condotto e gestito dal
figlio
Andrea (parte direttiva e creativa) e da Pietro Pinetti (parte
commerciale e amministrativa) con
sedi a Milano e Bergamo.
Ritornando
all’impegno degli studenti per il progetto “ASdC“, la relazione
multimediale è affidata a Federico Zuffoli e Martina Gamberini, le
riprese video a Leonardo Mangherini e le foto a Lorenzo Giunchi; il
supporto tecnico è invece garantito dall’assistente tecnico
Michele Zappaterra.