E’ possibile salvare dall’oblio, in cui giace da decenni, un artista e dargli il risalto che merita? E’ la scommessa della mostra “Arrigo Minerbi, il ‘Vero ideale’ tra liberty e classicismo”, visitabile nel Castello estese da domani. Organizzata dalla Fondazione Ferrara Arte e dal Servizio Musei d’Arte del Comune di Ferrara, presenta l’intera produzione dello scultore, collocandolo nel contesto artistico italiano di primo Novecento. Una ottantina di opere pittoriche e scultoree, alcune monumentali, che mostrano il potere dell’artista sulla materia: dal gesso al marmo, dalla pietra al bronzo e alla terracotta; bozzetti, modelli, opere finite e calchi, che permettono di fare luce anche sui riferimenti culturali del maestro.
Eppure chi cammina per Ferrara, soffermandosi a osservare anche le bellezze artistiche e architettoniche, è abituato a convivere con Arrigo Minerbi: sono familiari la “Vittoria del Piave” (nella Torre della Vittoria del palazzo municipale), il gruppo allegorico “Il Po e i suoi affluenti”(la maestosa fontana dell’Acquedotto) e le decorazioni di villa Melchiorri (in viale Cavour). Ma quanti ferraresi conoscono la storia e il valore di ciò che vedono, talvolta distrattamente? Ecco che la mostra tenta di colmare un vuoto, rendendo merito a un artista non ancora giustamente valorizzato e riconosciuto, non solo nella sua città ma anche in ambito nazionale. Vittorio Sgarbi, presidente della Fondazione Ferrara Arte e ideatore della mostra, afferma:<<E’ una restituzione di Ferrara a se stessa, vogliamo riportare Ferrara a Ferrara>>. Chiara Vorrasi, conservatrice responsabile delle Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea e curatrice dell’iniziativa, evidenzia il valore del <<Fondo del Comune di Ferrara che conta 200 opere, donazioni dell’artista e della vedova>>. Un patrimonio da valorizzare, come è da valorizzare la figura di Minerbi, dotato di <<una sensibilità – sostiene Sgarbi - pari a quella di un poeta, di grande intensità spirituale: uno dei più grandi scultori italiani del Novecento>>.
Ma poi sono le opere esposte a parlare, restituendo la bellezza femminile, procace ma anche eterea, con il marmo che si scioglie nelle mani dello scultore per rendere il fascino e la grazia della donna, come solo i grandi artisti sanno fare.
Questa mattina, durante la presentazione della mostra, Sgarbi si aggirava tra le opere, osservandole con attenzione fin nei minimi particolari, sfiorandole e quasi accarezzandole, un Omero di foscoliana memoria, che erra “sotto le vostre antichissime ombre e brancolando penetrar negli avelli, e abbracciar (...) e interrogarle”.
La mostra sul rinascimento ferrarese, che ha chiuso da poco i battenti, ha registrato 70mila presenze, che si sono aggiunte ai 170mila visitatori di tutti i musei civici nei primi sei mesi del 2023.
Con Minerbi Ferrara punta ancora sul suo patrimonio artistico.
(Domenico Allocca)
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