Ancora
un appuntamento con il cinema di qualità a
Ferrara.
L'estate
è incominciata e
con
il favore delle
fresche serate
al Circolo dei Negozianti va in scena il film d'autore. Anfitrione
d’eccezione
si conferma Paolo Micalizzi, critico e
storico
cinematografico,
che ha
organizzato
ieri sera
l’appuntamento
“Ferrara: Ciak su un territorio” con la
proiezione di "Lei mi parla ancora", la pellicola che Pupi
Avati ha dedicato alle terre estensi, raccontando le storie
ferraresi, che ci piacciono tanto.
Ci
sorprende così, ancora una volta, il
fascino del racconto che oggi narra vicende che
sembrano senza
tempo: ci parlano della nostra contemporaneità, ma paiono uscite da
un'epoca favolosa,
con
il sapore delle
fiabe che non ci si stanca mai di ascoltare.
Paolo
Orsatti, presidente del Circolo Negozianti, introduce la serata.
Micalizzi, sempre puntuale nelle sue analisi ricche di aneddoti,
curiosità e informazioni particolareggiate, tratta del film e della
sua lavorazione. Cesare Bastelli,
direttore della fotografia, che dagli anni Settanta affianca Avati,
prende la parola e – in un gustoso duetto con Micalizzi – parla
del film e dei suoi retroscena, della affabilità di Stefania
Sandrelli (che ha interpretato Rina Cavallini Sgarbi, madre del
critico ferrarese), della professionalità di Fabrizio Gifuni (che
affrontava ogni ciak con la concentrazione dell’attore di teatro):
egli ha interpretato lo scrittore che raccoglie le memorie di Nino
Sgarbi, raccontando la storia di un amore, che dona l’immortalità.
Poi inizia il film e gli occhi si riempiono del grande Po, che scorre silenzioso, immobile nel tempo ma vivo e mutevole, dei maestosi argini che lo accompagnano e lo tengono rispettosamente a bada, delle nebbie e delle nevi dei mitici inverni ferraresi (oggi meno consueti e rimpianti da qualcuno). Ed ecco le orchestrine che suonano sul fiume e il ballo che coinvolge da sempre le genti padane, le case in cotto ferrarese e la residenza-museo della famiglia Sgarbi (ricostruita negli studi cinematografici, come rivelato da Bastelli).
Alla fine della proiezione, resta il sapore della forza del tempo, che passa inesorabile e ci trova inermi a cercare un anelito di immortalità.
(Domenico Allocca)